Siamo quello che mangiamo. In realtà il cibo influenza non solo il fisico ma anche la coscienza e il modo di pensare. si può riconoscere un uomo non solo da quello che mangia, ma da come mangia. (Feuerbach).
E noi aggiungiamo …anche dalla frequenza con cui assume il cibo.
L’origine della carie
Forse non tutti sanno che la carie è una patologia infettiva causata dai batteri presenti nella bocca e non una lesione dei tessuti duri.
La carie è quindi il segno di una patologia del biofilm che riveste le superfici dentali, e che chiamiamo comunemente placca.
In condizioni normali i nostri denti sono colonizzati da microorganismi (oltre 700 specie diverse) che aderiscono allo smalto indirettamente attraverso la mediazione della pellicola salivare. Si viene così a creare il biofilm, che ospita una vera e propria comunità batterica, con caratteristiche specifiche per ogni individuo. Questa prende il nome di Microbioma orale.
Il microbioma orale riposa all’interno del biofilm e mantiene in equilibrio la salute del cavo orale. Quando questo equilibrio si rompe si verificano dei cambiamenti ecologici all’interno del microbioma che permettono ai germi patogeni di manifestarsi e causare malattie gravi sia del cavo orale che sistemiche.
L’alterazione in senso patologico del biofilm si verifica nei pazienti con scarsa igiene orale, quindi con grandi accumuli di placca, all’interno della quale abbiamo una prevalenza di batteri, come lo Streptococco mutans, che in presenza di carboidrati, producono cataboliti acidi che provocano la demineralizzazione dello smalto
In quest’ottica la carie rappresenta un campanello d’allarme che l’organismo ci fornisce con largo anticipo e che preannuncia i danni sistemici che un’alimentazione qualitativamente povera, ma estremamente ricca di carboidrati, provoca nel tempo.
Quindi alla base dell’acidità del biofilm c’è sicuramente la scarsa igiene, associata al consumo frequente di carboidrati.
Esistono però anche altri fattori che facilitano la carie, come la respirazione orale che determina una disidratazione del cavo orale con assenza dell’effetto tampone del flusso salivare, le alterazioni del sistema immunitario (sindrome di Siogren), le malattie su base genetica (morbo di Chron), il fumo, il reflusso gastro-esofageo, la celiachia, la suscettibilità individuale legata ad alterazioni congenite della struttura dentale.
A parità di igiene orale quindi non abbiamo le stesse possibilità di doverci curare dal dentista. Di fondamentale importanza è quindi conoscere il nostro livello di suscettibilità alla carie che rappresenta solo uno dei segni di un problema dell’organismo nella sua globalità.
Le white spot
Quando il pH del biofilm adeso al dente scende al di sotto del valore critico del 5,5 per periodi prolungati, si verifica una dissoluzione della sua superficie con la comparsa delle caratteristiche macchie bianche o WHITE SPOT, segno della decalcificazione dello smalto dentale.
Queste lesioni sono l’inizio di una patologia che porterà in seguito alla perdita irreversibile dello stato di salute dei tessuti duri dei denti.
Le white spot possono essere causa di un fastidioso inestetismo in quanto visibili, tanto che il paziente lo percepisce in modo negativo. Inoltre, esse rappresentano una lesione allo stadio iniziale.
Ecco perché bisogna intervenire subito, conservando, anzi rinforzando e proteggendo queste aree dello smalto in maniera conservativa, attraverso le micro infiltrazioni di resina nelle zone estetiche e la biorigenerazione e rimineralizzazione dello smalto nelle aree meno accessibili dei denti posteriori.